Giornata mondiale del rifugiato 20 giugno 2020

C’è chi parte ma non sa dove andare
c’è chi parte soltanto per il mare
c’è chi parte per uno smarrimento
c’è chi invece rincorre un’ideale
c’è chi parte per seguire
una nuvola per bere
gocce d’acqua quando piove
piove solo certe sere
siamo tutti clandestini
matti clown e burattini
siamo profughi ambientali
o di guerre e di ospedali
siamo foglie siamo vento
siamo sempre in movimento
siamo anime in erranza
animali in transumanza
siamo Dante siamo Omero 
siamo il Continente Nero
siamo il Popolo Ebreo 
siamo i Greci nell’Egeo
siamo tutti viaggiatori
con le scarpe nei motori
e con la valigia in mano
per un viaggio assai lontano

Uomini viaggianti, Il Parto delle Nuvole Pesanti

Il 20 giugno è la Giornata mondiale del Rifugiato. È il giorno anniversario dell’approvazione da parte dell’Onu, nel 1951, della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati che si celebra a partire dal 2001. I rifugiati sono quelli che fuggono da guerre, disastri climatici, persecuzioni politiche, etc. eppure sono ancora in tanti a confonderli con i semplici immigrati. Il rifugiato è come la spia di auto che segnala un guasto: dove ci sono loro l’umanità non funziona bene. Ed è in questa giornata che il richiamo alla nostra responsabilità umana, civile e solidaristica si fa più forte e richiede un momento di riflessione che si traduca in comportamenti individuali e collettivi di accoglienza, di azione per costringere la politica a costruire progetti e modelli di inclusione.

Oggi i rifugiati sono circa ottanta milioni, il che significa una persona ogni cento, e più della metà di età inferiore ai 18 anni. Nel mondo, ogni manciata di secondi una persona è costretta ad abbandonare la propria casa, la propria famiglia, i propri amici, la propria terra a causa di conflitti o persecuzioni. Ottanta milioni di umani di essere umani come noi! Persone in carne e ossa, bambini, madri, anziani, sorelle e fratelli, tutti costretti a fuggire. Profughi palestinesi, siriani, afgani, del Sudan, Myanmar e Venezuela bussano alle nostre porte per sfuggire al virus del male umano.

E poi ci sono i peseguitati che non vengono contemplati dalle statistiche: sono le vittime di traffico di corpi e organi, di prostituzione, di schiavitù; Mentre tutto ciò accade in Italia regnano sovrani ancora i famigerati due decreti “insicurezza” che sono stati emanati in questa legislatura in Italia, capaci solo di chiudere gli occhi di fronte ai profughi e colpevolizzare chi cerca di evitarne la morte, generando (non combattendo) sofferenza e illegalità! Il compianto Stefano Rodotà scriveva: “La condizione dei rifugiati ci parla della condizione di tutti noi, della impossibilità di separare il nostro dal loro destino. Rifugio è parola antica, nella quale si rispecchiano una esigenza individuale e una responsabilità collettiva. E proprio il difficile intreccio tra questi due piani ha sempre reso arduo il riconoscimento del rifugiato, con la mai vinta prepotenza dell’esclusione contro l’accoglienza. Rifugio è il luogo dove si trova riparo da avversità, violenza, ingiustizia, persecuzione. Risponde a un bisogno profondo dell’uomo…”. Gli fa eco  Zygmunt Bauman, il quale nel suo libro La società sotto assedio scrive: “ “Il viaggiare per profitto viene incoraggiato; il viaggiare per sopravvivenza viene condannato, con grande gioia dei trafficanti di “immigrati illegali” e a dispetto di occasionali ed effimere ondate di orrore e indignazione provocate dalla vista di “emigranti economici” finiti soffocati o annegati nel vano tentativo di raggiungere la terra in grado di sfamarli.”.

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