Il social pensiero di Salvatore De Siena

PRIMA A SCUOLA ERAVAMO IN GRUPPI DA QUATTRO E ORA SIAMO IN GRUPPI DA UNO…

Ci sono dei versi di una tarantella popolare che dicono qualcosa del genere: “Prima eravamo in 4 a ballare la tarantella …. Ora siamo rimasti in due a ballare la tarantella…” Con la scuola siamo andati oltre: prima eravamo in quattro e ora siamo da soli.

(immagine dal web)

Erano gli ultimi anni sessanta e mi trovavo a Torino al seguito della mia famiglia emigrata da Strongoli. Arrivò il primo giorno di scuola in assoluto, il primo giorno della prima elementare. Non ricordo se mi accompagnò mio padre o mia madre o tutti e due o nessuno dei due. Quello che ricordo bene e che in classe venimmo sistemati in gruppi da quattro. Come da quattro? Sì, da quattro! In pratica i banchi venivano uniti a coppie di due attorno ai quali ci sedevamo in quattro bambini. Perché? Perché così ci educavamo a stare insieme, a condividere, a fare gruppo, a guardarci negli occhi e, perché no, a sputarci in faccia. All’epoca, si cercava di stare insieme e l’idea di stare da soli non era nemmeno concepibile. Però all’epoca stare insieme non era solo un’idea educativo-umanitaria ma anche sociale, culturale e politica. I compiti li facevamo insieme e si solidarizzava spontaneamente senza che nessuno ce lo insegnasse. Ma le idee “sessantottine” presto si annacquarono e si fece strada la convinzione che in due fossimo sufficienti a ballare la tarantella… “Per favore separate quei due banchi così i bambini sono tutti rivolti verso la maestra e saranno più responsabili e disciplinati”.

Foto dal web

D’altra parte, non erano gli occhi dei compagni che dovevamo guardare ma quelli della maestra. E poi quei compiti fatti insieme, dove non si capiva bene chi fosse più bravo e chi più ciuccio, chi l’originale e chi la copia, non consentivano di mettere 10,9,8,7,6,5,4,3,2,1,0!!! Roba da tutti promossi, roba da sei politico, roba da idealisti rivoluzionari, roba e spierre… e se non si capisce il gioco di parole chi se ne frega, lo faccio lo stesso. ME NE ASSUMO TUTTA LA RESPONS…ABILITA’!!! Poi è arrivato il cellulare e internet ed è iniziato il percorso della separazione dei banchi. Però in classe il cellulare non si può portare e comunque non si può usare. E allora ci vuole qualcos’altro se no i banchi continuano a rimanere da due. CI VUOLE UN’EPIDEMIA!! Siiiiiiiiii un’epidemia!!!!!!!!!!!!!!!. Non scherziamo, non sono stati i cinesi a creare il covid 19 in laboratorio pensando alla scuola, ma questo non toglie che la scuola abbia colto l’occasione per dividere i banchi da due in banchi da uno. L’OCCASIONE FA L’UOMO LADRO. E quando passa l’epidemia che succede? I banchi ritornano da due?

Foto tratta da articolo de La Stampa

E NO CARO, I BANCHI RIMANGONO DA UNO: ognuno con se stesso, ognuno diverso, ognuno in fondo perso dentro i banchi suoi. La musica è cambiata, il testo (dei libri) pure. I bambini vanno educati a seguire il loro percorso personale, niente gruppi o meglio solo gruppi da uno. D’altronde, dentro di noi c’è una moltitudine di persone e quindi, se qualcuno vuole proprio compagnia, che scavi dentro se stesso. Ma voi credete che basti, che il “percorso personale” si fermi qui? NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO: LA SCUOLA DEL FUTURO SARA’ ORGANIZZATA CON BANCHI DA UNO VUOTI E RAGAZZI A CASA TELECOMANDATI POSSIBILMENTE DAI GENITORI. Ma questo è un dettaglio, l’importante è che le scuole siano vuote e di bella presenza. Così, finalmente, realizzeremo l’IMMATERIALISMO STORICO.

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