Gli Åuguri un tempo erano sacerdoti romani che interpretavano la volontà degli Dei attraverso l’osservazione e l’ascolto degli uccelli. Infatti, secondo la tesi più accredita, la parola “àuguri” proviene dal latino e sarebbe composta da avis che significa uccello e gere che vuol dire fare. Gli uccelli sono considerati, da sempre, portatori di presagi. Presso gli antichi Greci, esisteva una scienza che studiava il rapporto tra il volo degli uccelli e la vita degli esseri umani.

A me gli uccelli sono sempre piaciuti perché ci danno quel senso di libertà e di sogno. Certo dipende dal tipo di uccelli… se vediamo passare un corvo o un avvoltoio o se nella notte avvistiamo un gufo o sentiamo una civetta non pensiamo alla libertà quanto piuttosto temiamo la sfortuna, la sfiga e se siamo particolarmente superstiziosi ci lasciamo andare a qualche scongiuro…

D’altra parte, per capire quanto sia antico il legame tra uomo e uccello basti pensare a quanto nel linguaggio comune venga ancora oggi usata l’espressione “non fare l’uccello del malaugurio” che significa mostrare un immotivato ed eccessivo pessimismo che finisce per attirare la malasorte. Un altro aspetto da sottolineare è che lo stesso uccello non sempre nel tempo e nei diversi strati sociali ha avuto lo stesso significato. Ad esempio nell’antica Grecia la civetta era considerata sacra a Minerva, dea della sapienza, ed ancora il filosofo Hegel, in tempi più vicini a noi, la considerava simbolo della filosofia. Mentre nell’immaginario popolare assume significati negativi. Infatti, oltre a portare sfortuna, fare la civetta, viene detto di una ragazza che si comporta in modo frivolo, leggero, superficiale, sciocco.

Ma è certo che se vediamo stagliarsi nel cielo un albatro (a cui Baudelaire ha dedicato una bellissima poesia) abbiamo una espansiva sensazione di libertà. E per quanto un albatro che volteggia intorno ai bastimenti, è segno dell’arrivo di una tempesta, questi uccelli sono molto amati dalla gente del mare, perché si crede che ciascuno di loro racchiuda l’anima di un marinaio.

E poi ci sono uccelli che c’ispirano favole e che scatenano desideri. Così se vediamo una cicogna non possiamo non pensare alla favola dei bambini che vengono portati al mondo da questi meravigliosi volatili e se sentiamo cantare un pettirosso oppure vediamo svolazzare un cardellino o una cinciallegra ci passa subito la tristezza.

A parlare di uccelli non si smetterebbe mai perché sono milioni di milioni, come le stelle…

Io, sinceramente, non so quale sia l’uccello che porta buoni auspici, quale sia la direzione del volo che indica la buona strada e quale sia il canto che porta la bella musica ma posso dire che dal 2021 starò molto attento al volo e al canto degli uccelli e cercherò d’imparare ad interpretarne i segni per migliorare la mia vita e se mi sbaglierò comunque ci avrò provato; e se ci proviamo insieme va a finire che cambiamo il mondo….

Vabbè è difficile lo so… ma comunque invitare a scrutare gli uccelli, di per sé, è già un bell’augurio per il nuovo anno, e poi osservando bene gli uccelli si può sempre imparare a volare… si … insomma a liberarsi dagli impacci della società in cui viviamo male a volte ci sentiamo persino prigionieri, perché il volo in fondo è la nostra fantasia, sono le nostre speranze… il nostro stupore e la nostra meraviglia.

Forse a tutto questo pensavano Domenico Modugno e Franco Migliacci quando scrissero la famosa canzone “Nel blu dipinto di blu” dove proprio il cantare è associato al volare. E indubbiamente il volo e il canto degli “esseri celesti” hanno ispirato la bellissima canzone “Gli uccelli” di Franco Battiato con versi di alto lignaggio poetico:

Volano gli uccelli Nello spazio tra le nuvole,

aprono le ali Scendono in picchiata,

atterrano meglio di aeroplani, cambiano le prospettive al mondo,

voli imprevedibili ed ascese velocissime,

traiettorie impercettibili codici di geometrie esistenziali,                                     

giochi di aperture alari che nascondono segreti di questo sistema solare”

Ancora agli uccelli ricorriamo per presagire il cambio di stagioni e anche il tempo. Se vediamo volteggiare una rondine, per quanto da sola non faccia primavera…, capiamo la nuova stagione non è così poi lontana… così come “i giorni della merla” di fine gennaio preannunciano la fine dell’inverno.

Quanto alla scansione del tempo, basti ricordare il dialogo di Romeo e Giulietta nell’omonima opera di William Shakespeare in cui lei cerca di trattenerlo assumendo che fosse l’usignolo e non l’allodola a cantare ogni notte sul melograno mentre lui risponde: “Era l’allodola, messaggera del mattino, e non l’usignolo”.

Ma non bisogna pensare che tutto dipenda dagli uccelli. Essi ci indicano la strada ma poi dobbiamo essere noi a saperla percorrere altrimenti si rischia di diventare fatalisti affidandosi troppo al destino. Anzi, chi vuole imparare a volare, diceva il filosofo Nietzsche, deve prima imparare a stare sulla terra, ad andare, a correre, ad arrampicarsi e a danzare: non s’impara a volare volando! E già molti secoli prima il grande maestro zen, Lin-chi, vissuto nel primo secolo d.c., aveva avvertito che il vero miracolo non è volare ma camminare.

Insomma, l’augurio è che nel volo degli uccelli possiamo cogliere quei “buoni auspici” indispensabili per intraprendere il cammino verso un futuro migliore. Per questo vale la pena di farsi gli auguri anche quando sembra di non vedere la luce. Quindi BUON ANNO!!!

Salvatore De Siena

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